Bacalà mantecato - Cremiger Stockfisch


Che voglia di "Bacalà"!

Lust auf "Bacalà"!



Nel lontano 1432, il capitano e mercante Pietro Querini, trasportava dall'isola di Candia 
(l'attuale Creta) verso le città della Lega Anseatica oltre Gibilterra, 
un grosso carico di barili di vino di Malvasia.

Colta da un'improvvisa tempesta, la nave rimase danneggiata ed immanovrabile. 

Presa così in balia del mare per setimane, oltrepassò il Circolo Polare Artico e naufragò su Rost, un isola dell’arcipelago norvegese delle Isole Lofoten.

I superstiti furono accolti ed ospitati benevolmente per qualche mese dai pescatori dalle "strane abitudini nordiche".

Durante questo soggiorno "di fortuna" quello che colpì maggiormente Pietro Querini fu il modo di conservare il merluzzo pescato, seccato all’aria e al sole (da stokkfisk o dall’antico olandese stocvisch, ovvero “pesce bastone”) e prese il nome di “stoccafisso”.

Col viaggio di ritorno i nostri eroi arrivarono a Venezia conservando qualche campione di quel pesce che a dire il vero, nei primi giudizi dei nobili palati veneziani non furono particolarmente apprezzati.

Ci volle più un secolo perché lo stoccafisso ottenesse la sua meritata rivincita, 

Le direttive del Concilio di Trento del 1563 dettarono l’obbligo di astinenza dalla carne per quasi 200 giorni, raccomandarono lo stoccafisso come “piatto magro” per tutti i mercoledì e i venerdì e insostituibile nei 40 giorni della Quaresima. 

Nacque così dalle sapienti mani di monache e contadine “il merluzzo venuto dal nord”, approdando anche sulle tavole schizzinose di nobili e papi. 

Per i veneziani fù il “bacalà” termine derivate dall’etimologia latina “baculus”,che significa “bastone” e poi “bacalà mantecato”, dallo spagnolo letteralmente “crema di bastone”. 

Im fernen 1432 transportierte der Kapitän und Kaufmann Pietro Querini von der Insel Candia (die heutige Kreta) in die Städte der Hanse jenseits von Gibraltar eine große Ladung Fässer von Malvasia-Wein.Von einem plötzlichen Sturm getroffen, war das Schiff beschädigt und unmanövrierbar.

So war sie wochenlang dem Meer ausgeliefert, überquerte den Polarkreis und ist auf Rost gelandet, eine Insel im norwegischen Archipel der Lofoten.

Die Überlebenden wurden von Fischern mit "seltsamen nordischen Gewohnheiten" gefunden und für einige Monate freundlich aufgenommen.

Während dieses "provisorischen" Aufenthalts fiel Pietro Querini am meisten auf, wie der gefangene Kabeljau konserviert wurde, in der Sonne im Freien getrocknet.

Daher auch der Name Stockfisch (vom Stokkfisk oder vom alten holländischen Stocvisch, was "Stockfisch" bedeutet). 

Auf der Rückreise nach Venedig brachten die Helden einige Proben dieses Fisches als Beweis mit, der, um ehrlich zu sein, vom feinen Gaumen des venezianischen Adels am Anfang nicht sehr geschätzt wurde.

Es dauerte mehr als ein Jahrhundert, bis der Stockfisch seine wohlverdiente Anerkennung erlangte.

Die Richtlinien des Konzils von Trient von 1563, die die Verpflichtung, fast 200 Tage lang auf Fleisch zu verzichten diktierten, 

empfahlen den Stockfisch als „mageres Gericht“ für jeden Mittwoch und Freitag und unersetzlich während den 40 Tagen Fastenzeit.

So entstand aus den fachmännischen Händen von Nonnen und Bäuerinnen "der Kabeljau aus dem Norden" und landete ebenfalls auf den Tischen der wählerischen Adeligen und Päpsten.

Für die Venezianer war es der Begriff "Bacalà", abgeleitet von der lateinischen Etymologie "Baculus", was "Stock" und "Bacalà mantecato" bedeutet, aus dem Spanischen wortwörtlich "cremiger Stockfisch".



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